Il furto (mancato) delle opere di Van Gogh: uomo arrestato a Dubai.
Una personalità del crimine organizzato accusata di aver acquistato dipinti di Van Gogh al mercato nero, è stata arrestata a Dubai.
L’uomo, Raffaele Imperiale, è imputato di aver usato soldi provenienti da droga, imperi immobiliari e riciclaggio di denaro sporco, ed è stato arrestato il 4 agosto, detenuto ora negli Emirati Arabi Uniti in attesa di estradizione, come sostenuto in una dichiarazione congiunta dalla Polizia di Stato Italiana e le organizzazioni di Polizia per i crimini finanziari.
Le due opere di Van Gogh, appartenenti ai primi periodi della carriera pittorica da autodidatta dell’artista, Spiaggia di Scheveningen prima di una tempesta (1882) e Una congregazione lascia la chiesa riformata di Nuenen (1884-85), rubate nel 2002 dal Van Gogh Museum di Amsterdam, sono state ritrovate nel 2016 dagli agenti della Guardia di Finanza, custodite nella casa dei genitori di Imperiale su un terreno a Castellammare di Stabia.
Impacchettate in teli di cotone e nascoste nell’intercapedine della dimora, le opere erano di piccole dimensioni, dalle tonalità cupe e spente, ma con l’inconfondibile pennellata pastosa dell’artista olandese.
“La ricchezza illecitamente accumulata gli ha permesso di acquistare sul mercato nero due dipinti di Van Gogh dal valore non quantificabile”, ha dichiarato la Polizia; le opere sarebbero state pagate all’incirca 350mila euro per entrambi i dipinti, una cifra che potrebbe essere insufficiente considerando il valore inestimabile delle opere.
La passione del boss per l’arte riguardava anche l’architettura, come emerso da una comunicazione delle forze dell’ordine. Infatti, avrebbe commissionato delle ville da realizzare a Dubai allo studio dell’architetta e designer irachena, naturalizzata britannica, Zaha Hadid, una delle 100 personalità più influenti al mondo.
All’inizio di quest’anno, Imperiale ha rilasciato un’intervista in cui ha negato qualsiasi coinvolgimento nel furto delle opere, ma ha ammesso di averle acquistate al mercato nero. “Li ho comprati direttamente dal ladro, perché il prezzo era attraente. Ma soprattutto perché amo l’arte”.
In questo particolare caso è chiaro che il ladro ha avuto “vita facile” nel rivendere opere d’arte trafugate da un museo, ma nella maggior parte dei casi è molto complicato.
Si pensi solo a quante opere sono state recuperate nel 2020: i dati diffusi dal Comando dei Carabinieri per la Tutela dei Beni Culturali parlano di 501.574 beni ritrovati.
Secondo gli esperti, il mercato nero è l’ultima risorsa per i ladri d’arte che sperano di guadagnare qualcosa dal loro furto. Tuttavia risulta comunque un’operazione rischiosa perché, non essendo certificata e corredata dalla necessaria documentazione, potrebbe essere scambiata per un falso e quindi ignorata o rivenduta ad un valore economico inferiore a quello effettivo.
Spesso accade che i ladri rubino raccogliendo qualche notizia sul crescente valore di mercato delle opere d’arte, senza considerare che il loro prezzo dipende dalla loro autenticità e dalla loro storia, testimoniata dai relativi certificati di autenticità e di Provenance.
Senza questi documenti, l’opera d’arte è invendibile.
Tra le soluzioni tecnologiche disponibili a supporto della certificazione delle opere d’arte per i professionisti, troviamo Art Rights, la prima piattaforma di supporto alla gestione e certificazione delle opere d’arte a tutela di Artisti, Collezionisti, Gallerie e operatori di settore a favore dell’autenticità.